martedì 28 giugno 2011

(No title)

27/06

Camminando nel bosco
ho incontrato una cattedrale.
Una navata verde
illuminata da una vetrata
azzurra e rosa.
Mi sono seduto 
sulle panche di sassi
rotondi e bianchi.
Che silenzio...
anche gli inni degli uccelli
tra le foglie
sono silenzio.
Ho pregato
mi sono alzato
e ho ripreso la strada.

venerdì 20 maggio 2011

A Road in the Waste Land


Su "The Road" di Cormac McCarthy

Senza alcuna pretesa di fare concorrenza al mio carissimo amico Giacomo che a questo libro ha dedicato ben più impegno, tempo e attenzione di me, ci tenevo anch'io a scrivere due righe riguardo a questo splendido, duro e vero testo.

Una qualche catastrofe ha distrutto il mondo. Tutto è grigio, tutto è cenere. Non c'è più niente di vivo tranne il genere umano, anch'esso decimato. Perchè solo gli uomini sono sopravvissuti? Non si sa. In realtà non ha neanche importanza.
Il mondo è stato tutto bruciato, alcuni direbbero "purificato", da cima a fondo, non una pianta verde, non uno sprazzo di cielo azzurro, non una civiltà che abbia resistito al fuoco, persino il mare è grigio e morto.
Ma perchè mai un autore può voler descrivere un tale mondo? Quale può essere il suo interesse?
L'interesse di McCarthy è certamente quello di descrivere l'essenza dell'uomo, o meglio, cosa rende un sacco di carne un uomo, e quindi non c'è miglior modo per testare la vitalitàdi un uomo che porlo in ogni istante davanti alla morte. Essa non lascia scampo a compromessi o a mezze misure, o una cosa è bianca o nera, non ci sono vie di scampo. Ciascuno deve dare una risposta netta, non a parole ma a fatti: vale la pena vivere? E per cosa?
C'è chi dice di no, come la moglie dell'uomo e madre del bambino. Tutta quella sofferenza è troppa se l'unico risultato è una vita sempre in cerca di cibo, sempre in fuga da qualcuno, nel tentativo di raggiungere una meta impossibile e ideale, forse nemmeno reale.
C'è poi chi sopravvive usando la violenza. Rubando il poco cibo che c'è. Uccidendo e mangiando gli unici animali che possono ancora essere macellati,  anche se sono esseri umani, donne, bambini, neonati.
Ma c'è  pure chi porta il fuoco. Mi colpisce come proprio la cosa che ha distrutto il mondo sia l'unica per cui esso valga la pena di essere affrontato. E' una idea che sostiene l'uomo, il protagonista, l'idea di poter almeno sacrificare ("fare-sacro") la sua vita per il bambino. Che almeno lui possa vivere.
Non pretendo certo di riuscire a spiegare ogni cosa; i contenuti sono ben più profondi di quel poco che sono riuscito a dire, ma, in sintesi, questo è un libro che val la pena di essere letto perchè è vero. E' triste ma non è disperato. Sembra impossibile andare avanti ma non sai mai cosa potresti incontrare dietro la prossima curva. Magari finalmente qualcosa di buono.

Inoltre T.S.Eliot paragonava in una delle sue principali opere (prima della sua conversione), "The Waste Land", il mondo a qualcosa di arido e desolato, e in effetti a chi non è mai capitato di provare un senso di aridità di fronte alle cose? Un senso come di impotenza di fronte agli impegni di ogni giorno come davanti ad una cosa morta che non può resuscitare?
Ma McCarthy ci indica una via, quella della perseveranza. Vince chi non molla, chi cerca l'acqua e il cibo in ogni casa che spunta all'orizzonte (anche se potrebbe non essere disabitata e sicura come sembra), perchè lasciarsi semplicemente morire sarebbe negare che nella vita un senso ci può essere. "Never quit!" dice un mio amico, non smettere mai di tentare e raggiungerai l'obbiettivo. Forse il mare non sarà più azzurro come una volta o il Sud caldo come speravi, ma la Strada ci riserva sempre sorprese inaspettate.

martedì 17 maggio 2011

(Ri )cominciando

Ricomincia l'avventura su questo blog, interrotta in questi lunghi mesi.
Ma perchè scrivo? O meglio, perchè tento di scrivere?
Penso per una idea. Credo che il pensiero, così come la parola scritta, così come l'intera letteratura abbiano il potere di cambiare la realtà. Non è forse vero che la società attuale, così come la conosciamo è stata pensata, nei suoi vari aspetti, decenni o secoli fa da Freud, Nietzsche, Marx, Hegel, Kant e ancora prima dall'Illuminismo e dalla Rivoluzione Scientifica?
Quindi se la società è così forse è perchè chi la pensava diversamente non ha scritto abbastanza, rimanendo di fatto in minoranza.
Non è una teoria che pretende di essere omnicomprensiva, ma mi convince abbastanza.
Quindi io, piccolo dilettante, cosa voglio fare? Da un lato fare la mia parte nel dare un punto di vista diverso del mondo - per quel che mi è possibile-, dall'altro capire se questa strada, la scrittura, è proprio la  mia strada o se sto sbagliando tutto.

Comunque sia, lo dico per me e per i mie due amati lettori: c'è un assoluto bisogno di gente che proponga nuove prospettive di vita e gli scrittori in questo sono i migliori.

lunedì 16 maggio 2011

Breve pensiero sulla Società Industriale Avanzata

"15 di maggio" per chi deve fare la maturità significa sempre una cosa: si studia quello che si deve senza farsi troppe domande. Ogni tanto però ci sono delle sorprese anche in campi inaspettati e insospettabili.
Solitamente la parola "neo-marxismo" fa nascere in me un certo pregiudizio negativo, come un prurito nel cervello, però studiando alcuni esponenti della Scuola di Francoforte ho trovato delle menti acutissime che hanno suscitato in me parecchie considerazioni.
Non avendo la possibilità di riportarle tutte mi limito -per ora, in futuro si vedrà- ad una. Il sociologo in questione è il tedesco Adorno, il cognome non confonda!, di stampo hegeliano. Come tutti i suoi colleghi studia la società industriale contemporanea e i modi con cui controlla gli individui. Lo scopo è quello di produrre il più possibile. Per fare ciò soddisfa l'uomo in tutti i suoi bisogni fisico-materiali ( la sessualità in primis) e lo convince, tramite la"industria culturale" (pubblicità, media,..) che tutti i suoi bisogni siano lì. Induce addirittura negli indivdui bisogni che può soddisfare così che l'uomo creda di essere realizzato.
Si parla quindi di "individui eterodeterminati".
Pensavo anche al mondo della Roma imperiale in cui, sebben in modi molto diversi, lo Stato garantiva la pace, la pax!, spianando le difficoltà davanti ai suoi cittadini e fornendo soddisfazione a buon mercato, i panem et circenses, purchè non si chiedessero troppe autonomie dal governo centrale.
In quel mondo però si inserì una dinamica nuova, che faceva riferimento a Cristo, morto e risorto. I suoi seguaci, per assurdo, rispettavanole regole formali del sistema ma per qunato riguarda la soddisfazione, quella la chidevano al loro Dio e non al loro Cesare.
La considerazione è la seguente: in entrambi i casi ( i primi secoli DC ed oggi) l'uomo non si determina da sè, ma è determinato fal sistema.
Dei cristiani si dice che sottomettano la ragione a Dio.
Ora, sempre di sottomissione si parla, ciascuno scelga il proprio dio.

sabato 4 dicembre 2010

George Orwell, l'ideologia e la parola

Dice Orwell, scrittore britannico di impostazione marxista, nel 1940:

"[...] Milioni di contadini sono strappati dalle loro fattorie e mandati a trascinarsi lungo le strade con nulla più di quello che possono portare: questo è chiamato trasferimento della popolazione o rettificazione delle frontiere. Certe persone sono imprigionate per anni senza un processo, o ricevono una pallottola nella schiena o vengono mandate a morire di scorbuto in campi di lavoro nell'Artico: questo è chiamato eliminazione degli elementi non affidabili. Questa  fraseologia è necessaria se si vuole nominare qualcosa senza richiamare immagini mentali di esso . [...]
E' sopra ogni cosa necessario [per la difesa della lingua, ndr] che sia permesso al concetto di scegliere la parola, e non il contrario. Nella prosa la peggiore cosa che si possa fare con le parole è arrendersi ad esse. Quando pensi ad un oggetto concreto, ci pensi senza l'aiuto di alcuna parola,  e poi, se vuoi descrivere ciò che stai visualizzando, probabilmente cercherai con affanno finchè non avrai trovato le esatte che sembrano andar bene. Quando pensi a qualcosa di astratto si è più inclini a ad usare le parole fin dall'inizio e, a meno che non si faccia un cosciente sforzo per evitarlo, un modo di dire già esistente vi balzerà in mente e farà il lavoro al posto vostro, al prezzo di oscurare o anche cancellare ciò che volevi intendere. [...] Altrimenti si può scegliere - non solo accettare -  le frasi che meglio ne copriranno il significato, e poi farsi da parte e decidere quale impressione le proprie parole farebbero probabilmente ad una persona. [...]"
                                                                                  George Owrell, Inside the Whale and Other Essays


Mi sembra che tutto questo sia molto attuale. Nonostante per pregiudizio rifiuto il marxismo e le sue proposte, mi sono ultimamente trovato spesso in linea con pensatori marxisti o neo-marxisti, non tanto sui modelli di società proposta quanto sulle analisi di quella attuale. A mia difesa posso dire che tutti questi  personaggi, come George Orwell o Herbert Marcuse della Scuola di Francoforte, fanno parte di ali eretiche rispetto alla tradizionale dottrina marxista.
Le loro teorizzazioni, sebbene ricche di difetti e che tendono spesso a limitare l'uomo (alla sua sfera socio-economica) svegliano la mente e aprono campi di pensiero inesplorati e veri.